border="0"

È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
       
CHI SIAMO
            
PROBLEMI D'ACCESSO?
            
SALVASTUDENTI
            
MATRICOLE
     
GALLERIA
      
INFO UTILI UNIVERSITà
        
FACEBOOK
 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

"io resto qui"

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2012 08:43
Email Scheda Utente
Post: 593
Post: 593
Utente Senior
OFFLINE
08/11/2012 15:12
 
Quota

Interessante lettera di un giovane che,in tempo di crisi, decide di restare nel Bel paese.


Giovanni non se ne va. Vuole rimanere in Italia, ci crede. La fuga all’estero non lo appassiona né affascina, al limite la percepisce all’incontrario. Quasi fosse una sconfitta, un’ultima spiaggia, una resa innanzi alle barricate generazionali alzate dagli “inchiodati alla poltrona” che in Italia “fossilizzano” l’intero sistema. Soprattutto quello culturale in cui, a 23 anni, già lavora da free lance cercando di intrecciare musica e arte all’interno di spazi innovativi (vanta iniziative con il locale Cubo di Milano). Qui la sua testimonianza, dopo una riflessione notturna avvenuta con l’ideatore della serie tv Boris, Luca Manzi. “Luca è un uomo brillante, intelligente; mi ha portato a parlare della mia vita, di Milano, dei miei progetti per il futuro” racconta Giovanni. Così nasce l’idea di un dibattito sui giovani, sul talento e sul perché valga la pena restare per cambiare le cose (Inside traders, vedi link, venerdì 9, ore 18, cascina Cuccagna, Milano; con David Seidler, sceneggiatore premio Oscar per il film Il discorso del Re; Monica Savaresi, della produzione di Zelig; Luca Manzi e altri). Buona lettura.

Io non voglio dover andare via da Milano per poter lavorare, questo è lo spirito che mi guida da quando ho iniziato a occuparmi di eventi culturali. Penso sia indispensabile viaggiare, conoscere quello che succede nel mondo per avere una formazione completa, ma amo questa città ed è qui che voglio portare avanti i miei progetti: attività culturali, prevalentemente collaborazioni tra arte contemporanea e musica. Se mai dovessi trasferirmi altrove, vorrei che fosse una scelta consapevole, non una necessità.

Vedo molti amici partire e trovare fortuna all’estero, crescere e lavorare in un ambiente stimolante, pieno di vita e di possibilità, mentre qui si soffoca. Chi sceglie di restare e provare a vivere di creatività e cultura, è vero, trova enormi difficoltà, problemi strutturali del Sistema capaci di frustrare anche gli spiriti più determinati. E, soprattutto, si scontra con una profonda, radicata paura di cambiare, dovuta allo scarso ricambio generazionale negli organi che gestiscono l’educazione e le istituzioni, nell’arte come nella politica. L’assenza di movimento, prodotta da una nociva tendenza a fare di tutto per conservare il proprio posto (la proverbiale “poltrona”), anche quando non si ha più niente da dire, porta alla fossilizzazione di tutto il settore, dalle direzioni dei musei ai teatri fino alle biblioteche.

La mia generazione è cresciuta sentendoselo dire in televisione, a scuola, dai genitori e dagli amici: siamo stati educati alla fuga. Il problema sta nell’incapacità di rivedere il nostro modo di lavorare. Questo vale su due piani distinti: da una parte la cultura ufficiale, i musei comunali, gli spazi e, in generale, gran parte di quanto prodotto da (o con l’appoggio di) istituzioni pubbliche che sono gestiti in maniera superficiale con grande spreco di risorse e denaro; dall’altra i privati, le imprese culturali, le riviste, i movimenti artistici (e tutto ciò che nasce grazie allo spirito dei cittadini) che non riescono a collaborare e a condividere risorse e conoscenze. Ognuno lavora per sé e contro gli altri, senza un obiettivo comune.

Per me è invece fondamentale restare e cooperare. Fare rete. Così è nata l’idea del dibattito “Inside Traders”, domani alla cascina Cuccagna (vedi link), un confronto aperto al pubblico tra operatori del settore culturale, in cui cercheremo di trovare proposte concrete, non analisi filosofiche, per rilanciare la cultura a Milano. La crisi è evidente, ma è culturale, prima ancora che economica. Se il pubblico non conosce quel che succede, se non risponde agli stimoli, la colpa è di chi non è in grado di farsi capire. È necessario cambiare linguaggio. Le varie realtà, in particolare quelle indipendenti, dovrebbero unirsi, nella comunicazione e nella logistica, vedi come accade già a Londra, Parigi, Berlino, Amburgo. Senza rubarsi pubblico, ma indirizzandolo. E coltivandolo.

Io sono profondamente convinto che a Milano le cose possano cambiare. Servono speranza e fiducia nel futuro, non l’abusato “ottimismo” del lessico berlusconiano. I problemi ci sono, stanno davanti agli occhi di tutti, non c’è bisogno di trovare nuovi modi di descriverli (vedi panel e conferenze sulla crisi, descrittivi e mai propositivi), la soluzione sta nel guardare oltre, al di là delle difficoltà, convinti che domani sarà meglio di oggi e dopodomani una festa.

Giovanni Pirelli


tratto da : solferino28.corriere.it/2012/11/08/io-resto-qui-perche-chi-non-voglio-fuggire-allestero/#...
Email Scheda Utente
Post: 40.470
Post: 13.916
Utente Gold
OFFLINE
11/11/2012 08:43
 
Quota

avevo capito fosse la canzone di Baglioni..
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:50. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com