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Una replica a un'intervista di Biagio De Giovanni al Corriere del Mezzogiorno del 6 maggio

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2012 21:56
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09/05/2012 15:00
 
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Re:
JuanManuelFangio, 08/05/2012 22.19:



È stato detto che l’attuale crisi dipende dai debiti sovrani e non dal mercato.
Che visione miope, oltre che faziosa! I nostri cari liberisti alle vongole dimenticano che lo scoppiare della crisi debitoria degli stati è stata la diretta conseguenza dei vari salvataggi delle banche.


Gia', anche in Portogallo e in Grecia e' stato tutto un avvicendarsi di bailouts, chissa' cosa dovevano avere nei bilanci bancari al punto da sfiorare la semi-insolvenza, aaah si', titoli sovrani.
E con questo abbiamo liquidato la P, una I ed una G della parola PIIGS, basterebbe ad apporre il bollino di cazzata su certe argomentazioni (vongole, io e te, non abbiamo mai avuto il piacere di mangiarne).



Tutti i paesi europei in un modo o in un altro hanno dovuto usare il denaro dei contribuenti per evitare il fallimento degli istituti bancari.


Vedi sopra.



Egregio Professore, come Lei sicuramente saprà, esiste una favoletta che circolava fino a non molto tempo fa negli ambienti liberisti nota come too big to fail.
Questa favola, degna del migliore “e vissero felici e contenti”, ci racconta che gli istituti bancari moderni, essendo in realtà degli immensi conglomerati finanziari, hanno in essere una serie di meccanismi (uno per tutti il miracoloso close-out netting) e un tale intreccio di transazioni, per cui è – udite udite – praticamente impossibile che essi possano fallire.


Non erano i liberisti, gli iper-liberisti (sai che non mi piacciono certe etichette) il cui referente politico piu' illustre e' un simpatico vecchietto che professa l'anti TBTF religion, sui giornali scrivevano (e scrivono tutt'ora) della necessita' di scorporare le banche. L'amico tuo invece e' anni che ammorba dalle colonne del NYT.
Il close-out netting e' una normalissma clausola di compensazione, ti prego, non andare oltre, e' doloroso leggere certe cose.



La favola si è poi evoluta nel momento in cui la possibilità di un fallimento si è fatta concreta, per cui l’espressione too big to fail è stata interpretata come la necessità di salvare un istituto creditizio per il famoso rischio sistemico che può derivare da un default.
I soldi per i salvataggi ovviamente li ha messi lo stato (solo il T.A.R.P. è costato più di 700 miliardi di dollari al tesoro americano).


Che molte banche sono state costrette ad accettare con un vincolo di due anni ed un tasso d'interesse del 5%? [SM=g2725401]



Di solito uno stato effettua spesa pubblica in deficit per rilanciare la domanda privata stagnante. Detto in modo frettoloso, all’eccesso di indebitamento al tempo t dovrebbe corrispondere una maggiore domanda, che a sua volta stimola il reddito, che a sua volta fa incrementare il gettito fiscale, che a sua volta ripaga nel periodo t+1 la spesa in deficit. Dal 2008 in poi, gli stati hanno incrementato il loro debito solo per rimpinguare il capitale delle banche, senza effetti positivi né di breve né di lungo periodo sul reddito.


Gli stati, quali? L'Irlanda, il Regno Unito, gli Stati Uniti? Ed in Italia, che banche sono state ricapitalizzate? Quelle della lega?
Le banche le ricapitalizzano gli azionisti, fondanzioni in primis, questo lo sai bene. Tu al massimo paghi una tassa ombra, l'inflazione, ma ti definisci keynesiano... deinde.




Neanche la difesa della Germania attecchisce.
Egregio Professore, condivido pienamente la sua critica ai diktat teutonici.
È vero che la Germania ha un’economia fortissima, fondata su un sistema industriale solido, efficiente e moderno. È vero anche che i politici tedeschi hanno persuaso i propri elettori sul passaggio alla moneta unica, promettendo che la rinuncia alla sovranità monetaria fosse data in cambio di un Euro altrettanto forte in modo da scongiurare derive inflazionistiche. La Germania non può pagare i conti delle cicale? Verissimo. C’è da dire, però, che non tutti i tessuti economici sono uguali. Moneta forte e rigore di bilancio andranno bene per una nazione come la Germania ma non è detto che la stessa ricetta sia universale e debba valere per tutti.
Ad oggi, il rigorismo tedesco ha mortificato ulteriormente le prospettive di crescita economica dell’eurozona. La moneta unica è troppo forte e non fa ripartire le esportazioni, il cieco rispetto dei vincoli di bilancio costringe gli stati ad aumentare la tassazione, che fa deprimere sempre di più l’economia. Proprio riguardo quest’ultimo aspetto, vorrei porre in evidenza quanto il profumo di frutti di mare ottenebri le menti dei nostri cari liberisti. Mentre da un lato si scagliano contro il leviatano fiscale, dall’altro lato magnificano il rigorismo tedesco, dimentichi che l’aumento delle imposte è finalizzato ad attuare quella follia chiamata pareggio di bilancio.


Quindi i Tedeschi sono cattivi, crescono, producono ricerca, esportano e noi, i cugini poveri che avendo contratto dei debiti si rifuggiano nella brillante soluzione di accendere un'ipoteca sulla casa, saremmo i virtuosi e calienti latini, il tuo e' un non sequitur, una mortificazione della logica aristotelica innalzata a fiera della stupidita' (ricorda, frutti di mare non ne abbiam mai mangiati x2), tutti stronzi in Europa, finanche Draghi, almeno Draghi Keynes lo avra' studiato, oppure no, tu che dici?



Alla lunga, siccome la Germania è un paese che vive prevalentemente di esportazioni, il perseguire ostinatamente politiche restrittive si rivelerà controproducente. Se le nazioni dell’eurozona – che fanno parte della fascia di paesi ricchi, e quindi sono i primi a dover importare le sue costosissime automobili – non crescono e si impoveriscono sempre di più, mi spiega la Merkel a chi le vende le sue merci?
Questo esempio facile per dire che una moneta eccessivamente forte, unita a grossi squilibri nella bilancia commerciale, può creare grossi problemi di crescita anche in una nazione con un tessuto produttivo sano e politiche economiche assennate.


Questo e' un esempio per sostenere come in una moneta forte ci debba pur sempre essere qualche freeloader, nemmeno nutri il dubbio che lo scompenso sia dovuto alle enormi differenze di produttivita' tra i vari paesi dell'Eurozona, no, tu (generico) rivendichi con veemenza il tuo ruolo free lunch.


Quando si parla della crescita economica statunitense si dimentica – o si finge di dimenticare – che finalmente la Cina ha ceduto alle pressioni di far rivalutare il renminbi, la cui posticcia svalutazione è costata quasi un punto percentuale di P.I.L. americano.


Ahem, ti smentisci da solo, il renminbi e' stato rivalutato in funzione di quanto operato da Bernanke attraverso i vari ZIRP e QE/QE2/QE2.5, gli USA hanno esportato inflazione al solo scopo di nullificare il vantaggio competitivo cinese (costo del lavoro). I Cinesi che hano ben altri grilli per la testa (ever heard of Bo Xilai?) sono stati costretti ad adeguarsi, parlando di greggio, la Cina inizia a negoziare le forniture in yuan, l'abbandono progressivo del cambio fisso era necessario.



Lo hanno capito non perché Obama è giovane, bello ed abbronzato ma perché, ripeto, uno squilibrio della bilancia commerciale a tuo vantaggio aggrava alla lunga la posizione dei tuoi importatori, che alla fine si vedranno costretti a comprare da te meno merci.
Faccio un ultimo intervento sull’inflazione, collegandomi a quanto affermato da Obbligazionenaturale sul famoso conto che si pagherebbe alla fine.


Vedi sopra.



So che il rischio di un quantitative easing è di gettare benzina sulla fiamma dell’inflazione ma, almeno nella fase attuale, non ritengo che essa sia un pericolo imminente. Innanzitutto v’è da definire di quale inflazione stiamo parlando. Quella attuale è dovuta principalmente al prezzo del greggio e, quindi, non ha legami con la base monetaria. L’inflazione soggiacente o sottostante, quella che dipende dall’aumento dell’offerta di moneta, è ben lontana dall’essere un pericolo.


Uh? Fammi capire, sei un keynesiano ma non hai mai sentito parlare di inverted backwardation, comunque il prezzo del greggio e' in caduta libera da 15 giorni, proprio in concomitanza all'annuncio della chiusura dell'LTRO. Ah, la correlazione statistica. [SM=g2725401]




Le teorie a cui si fa riferimento (Friedman, Lucas ecc.) postulano l’esistenza di un legame tra politiche espansive ed aumento dell’inflazione partendo dall’assunto che il reddito tenda naturalmente ad un equilibrio determinato dalla curva dell’output di lungo periodo, con una situazione del mercato del lavoro anch’esso in equilibrio e non modificabile.
Nella situazione attuale siamo ben lontani da una situazione di non-accelerating inflation rate of unemployment o di reddito di equilibrio di lungo periodo, per cui non vedo problemi, almeno nel breve periodo, relativi ad un aumento dell’inflazione.


Con me sfondi una porta aperta, non credo nella validita' della curva di Phillips.



La sintesi, egregio Professore, è che in taluni le convinzioni maturate su determinati libri di dottrina liberista non sono dissimili da certe “superstizioni” tanto criticate.


Quel libro avra' le incrostazioni. Rispondi alle domande di Gius e non offrirmi le vongole, non mi piacciono, si e' capito. [SM=x43799]

[Modificato da ObbligazioneNaturale 09/05/2012 15:08]
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