border="0"

È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
       
CHI SIAMO
            
PROBLEMI D'ACCESSO?
            
SALVASTUDENTI
            
MATRICOLE
     
GALLERIA
      
INFO UTILI UNIVERSITà
        
FACEBOOK
 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

Una replica a un'intervista di Biagio De Giovanni al Corriere del Mezzogiorno del 6 maggio

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2012 21:56
Email Scheda Utente
Post: 5.379
Post: 5.368
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
08/05/2012 23:16
 
Quota

Alcune domande:
1) Quale economista neoliberista ha mai sostenuto che lo Stato dovesse intervenire sul mercato per salvare le banche? Cortesemente un link ad una fonte.
2) Quale economista neoliberista ha sostenuto "too big to fail"? E soprattutto (torno alla domanda 1) come il too big to fail possa essere interpretato in senso di intervento statale?
3) Boldrin ha sostenuto che le banche dovessero fallire e che tutto sia dipeso dalla greenspan put. Indipendentemente dall'analisi delle cause della crisi, ovviamente anche opinabile, forse Boldrin non è un neoliberista? Come mai lui sostiene che le banche dovessero fallire?
4) Gli interessi dei banchieri come sono compatibili con il pensiero neoliberista di Friedman?

Mi sembra che sia necessario rispondere a queste domande prima di poter portare avanti l'idea che il neoliberismo sia l'artefice dell'indebitamento statale.
Email Scheda Utente
Post: 905
Post: 902
Utente Senior
OFFLINE
08/05/2012 23:50
 
Quota

Re:
giusperito, 08/05/2012 23.16:

Alcune domande:
1) Quale economista neoliberista ha mai sostenuto che lo Stato dovesse intervenire sul mercato per salvare le banche? Cortesemente un link ad una fonte.
2) Quale economista neoliberista ha sostenuto "too big to fail"? E soprattutto (torno alla domanda 1) come il too big to fail possa essere interpretato in senso di intervento statale?
3) Boldrin ha sostenuto che le banche dovessero fallire e che tutto sia dipeso dalla greenspan put. Indipendentemente dall'analisi delle cause della crisi, ovviamente anche opinabile, forse Boldrin non è un neoliberista? Come mai lui sostiene che le banche dovessero fallire?
4) Gli interessi dei banchieri come sono compatibili con il pensiero neoliberista di Friedman?

Mi sembra che sia necessario rispondere a queste domande prima di poter portare avanti l'idea che il neoliberismo sia l'artefice dell'indebitamento statale.



Il neo-liberismo è artefice dell'indebitamento statale nel momento in cui gli stati hanno dovuto mettere dei soldi per tenere in piedi il sistema bancario, il quale si è autodistrutto grazie alle politiche di deregulation iniziate negli anni '80.

Complimenti a Boldrin, i guai del mancato salvataggio di Lehman li stiamo scontando ancora ora.





Email Scheda Utente
Post: 5.380
Post: 5.369
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
09/05/2012 10:21
 
Quota

Re: Re:
JuanManuelFangio, 08/05/2012 23.50:



Il neo-liberismo è artefice dell'indebitamento statale nel momento in cui gli stati hanno dovuto mettere dei soldi per tenere in piedi il sistema bancario, il quale si è autodistrutto grazie alle politiche di deregulation iniziate negli anni '80.

Complimenti a Boldrin, i guai del mancato salvataggio di Lehman li stiamo scontando ancora ora.





Va bene abbiamo capito il tenore argomentativo. E' responsabile perché tu lo ritieni responsabile, benché nessun neoliberista abbia detto che lo Stato dovesse salvare le banche.
A rigor di logica mi sfugge anche questo discorso:
se lo Stato non salva le banche produce effetti catastrofici (lo dici in riferimento a Lehman). Tuttavia se lo Stato le salva scoppia la crisi del debito sovrano che è valido per tutti tranne per l'Italia (e la Spagna? e la Francia?). In realtà le banche e gli Stati falliscono da sempre anche prima degli anni '80.

Comunque non hai risposto alle mie domande. Su Boldrin poi ha risposto pere su mele.
Boldrin è un economista neoliberista e sostiene che gli Stati non dovevano indebitarsi per salvare le banche e che è stato l'intervento statale garantista delle esposizioni a spingere le banche ad indebitarsi e a fare debito too big. Ora a prescindere dalle diverse opzioni ricostruttive, come è possibile che i neoliberisti dicano le cose che tu sostieni abbiano detto (ancora non ho visto da quale fonte trai)?

Volendo fare questo gioco potrei dire che i keynesiani sostengono le politiche di indebitamento alla Tremonti o alla Craxi visto che lo stato dovrebbe pagare per scavare buche e poi per ricoprirle.

Scrivere post lunghissimi senza argomentare o mentendo (sapendo di mentire?) è superstizione o cattiva fede?


p.s. tornando ad una vecchia questione (quella dove facevi il lattaio), la manifestazione delle vedove bianche all'agenzia delle entrate e il connesso tasso di suicidi ti ha fatto pensare (non dico dubitare, perché gli illuminati non dubitano) che forse le tasse le pagano solo quelli che possono permetterselo (tolti ovviamente i furbi di professioni e di piacere)? Gli altri si suicidano. Ah giusto i suicidi sono COMUNQUE evasori fiscali.
[Modificato da giusperito 09/05/2012 10:22]
Email Scheda Utente
Post: 5.382
Post: 5.371
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
09/05/2012 11:11
 
Quota

Chi ha memoria storica coglie nel lessico del neopresidente francese, François Hollande, l'eco della langue de bois («lingua di legno») del socialismo dirigista e burocratico che, in Urss, chiamava democrazia il totalitarismo e libertà la tirannia, stravolgendo il senso delle parole. Il socialismo reale è morto, ucciso da carenze ed errori che la «lingua di legno» non riusciva più a compensare. I fatti sono cocciuti, aveva detto Lenin, ma i suoi successori non gli avevano dato retta. Così, i fatti si sono presi la loro rivincita e hanno smentito la «lingua di legno».

Per la Merkel, rigore vuol dire tenere i conti dello Stato in ordine e l'economia sociale di mercato è la versione contemporanea di quella bismarckiana. Una versione, oggi pacifica, del nazionalismo e delle ambizioni egemoniche europee della Germania che, in passato, si erano tradotti in militarismo e avevano generato tre guerre (che i francesi non hanno dimenticato). Nella Germania d'oggi, lo Stato è il direttore e, al tempo stesso, uno degli attori di una società fondamentalmente organicista, dove ogni tassello si incastra nell'altro; i sindacati non sono antagonisti, ma collaborano col mondo della produzione alla stabilità sociale e allo sviluppo economico, le banche operano in sintonia con i sindacati e il mondo della produzione, la popolazione tiene disciplinatamente il passo. Un caso unico.

È il sogno anche del professor Monti, ai cui progetti di crescita si oppongono, con la sua stangata fiscale, la vecchia cultura politica collettivistica e corporativa, il carattere antagonistico della società, i residui passivi del sistema welfarista novecentesco che Mario Draghi ha efficacemente riassunto nella «fine del modello sociale europeo». Se i nostri intellettuali non fossero tanto incolti quanto politicamente vecchi avrebbero avvertito, nel dibattito sulla riforma del mercato del lavoro fra il ministro Fornero e il segretario della Cgil, Camusso, il riflesso della contraddizione fra una Costituzione, che definisce (ancora) il lavoro «un diritto», e la domanda di modernizzazione, che lo assimila a una merce esposta alla domanda e all'offerta e all'esigenza di produttività; contraddizione che è anche l'ostacolo che incontrerà il governo tecnico sulla strada della crescita.

Per Hollande, «basta col rigore» vuol dire rilancio dello statalismo e del dirigismo. Come possa, poi, parlare di crescita, annunciando contemporaneamente di voler tassare oltre misura la ricchezza, invece di combattere l'indigenza, e non nascondendo la propria ostilità per il mercato, è un mistero spiegabile solo o con la «lingua di legno» o con l'illusione di stimolare la domanda con una dose massiccia di keynesismo (spesa pubblica e tasse elevate), mentre il problema è ridurre la spesa e le tasse per stimolare l'offerta. Ha vinto perché ha incarnato, col suo «nazionalsocialismo», la diffidenza dei francesi per la Germania e la loro ostilità per la «dipendenza» di Sarkozy dalla Merkel, oltre che per una certa vocazione étatiste - che viene non solo dall'assolutismo dell'Antico regime, ma dalla stessa Rivoluzione del 1789, dopo la sua degenerazione giacobina - alla quale non è mai stata estranea neppure la destra.

Spero di sbagliarmi, ma la Francia - se Hollande non imita Mitterrand, che era partito con un programma quasi comunista e aveva virato verso una soluzione moderata - è condannata alla recessione.Ventuno economisti di area liberale, e non appartenenti ad alcun partito, avevano indirizzato ai francesi un appello. Vale la pena, anche per noi, citarne alcuni passi. «Il socialismo non ha mai funzionato nella sua forma estrema, il comunismo. Come dimostrano molti anni di storia europea, non funziona nemmeno nella sua forma più moderata di socialdemocrazia. Se la storia europea ci può insegnare qualcosa, è che la prosperità è intrinsecamente correlata alla libertà economica. Come possiamo allora, nel XXI secolo, dopo decenni e secoli di riflessioni e di esperienze, credere ancora a ricette economiche emerse più da magie incantatorie che dalla scienza? (...) Non abbiamo più alcuna scusa per lasciarci affascinare dall'idea che uno Stato produrrà crescita semplicemente spendendo di più, quando tutte le risorse per questa dispendiosa compiacenza provengono da maggiori tasse su di noi e da maggiori prestiti fatti in nostro nome. La crescita non può essere decretata; è il risultato di decisioni non prevedibili e di azioni di un numero imprecisato di individui tutti capaci di sforzi e di immaginazione. La crescita può esserci soltanto se gli impulsi di un numero imprecisato di individui non sono paralizzati da regolamenti, tasse o dalla dipendenza dallo Stato (...). È tragico che qualcuno possa ancora pensare che una vita umana possa migliorare saccheggiando quella di un altro».

Piero Ostellino
Email Scheda Utente
Post: 390
Post: 390
Utente Senior
OFFLINE
09/05/2012 15:00
 
Quota

Re:
JuanManuelFangio, 08/05/2012 22.19:



È stato detto che l’attuale crisi dipende dai debiti sovrani e non dal mercato.
Che visione miope, oltre che faziosa! I nostri cari liberisti alle vongole dimenticano che lo scoppiare della crisi debitoria degli stati è stata la diretta conseguenza dei vari salvataggi delle banche.


Gia', anche in Portogallo e in Grecia e' stato tutto un avvicendarsi di bailouts, chissa' cosa dovevano avere nei bilanci bancari al punto da sfiorare la semi-insolvenza, aaah si', titoli sovrani.
E con questo abbiamo liquidato la P, una I ed una G della parola PIIGS, basterebbe ad apporre il bollino di cazzata su certe argomentazioni (vongole, io e te, non abbiamo mai avuto il piacere di mangiarne).



Tutti i paesi europei in un modo o in un altro hanno dovuto usare il denaro dei contribuenti per evitare il fallimento degli istituti bancari.


Vedi sopra.



Egregio Professore, come Lei sicuramente saprà, esiste una favoletta che circolava fino a non molto tempo fa negli ambienti liberisti nota come too big to fail.
Questa favola, degna del migliore “e vissero felici e contenti”, ci racconta che gli istituti bancari moderni, essendo in realtà degli immensi conglomerati finanziari, hanno in essere una serie di meccanismi (uno per tutti il miracoloso close-out netting) e un tale intreccio di transazioni, per cui è – udite udite – praticamente impossibile che essi possano fallire.


Non erano i liberisti, gli iper-liberisti (sai che non mi piacciono certe etichette) il cui referente politico piu' illustre e' un simpatico vecchietto che professa l'anti TBTF religion, sui giornali scrivevano (e scrivono tutt'ora) della necessita' di scorporare le banche. L'amico tuo invece e' anni che ammorba dalle colonne del NYT.
Il close-out netting e' una normalissma clausola di compensazione, ti prego, non andare oltre, e' doloroso leggere certe cose.



La favola si è poi evoluta nel momento in cui la possibilità di un fallimento si è fatta concreta, per cui l’espressione too big to fail è stata interpretata come la necessità di salvare un istituto creditizio per il famoso rischio sistemico che può derivare da un default.
I soldi per i salvataggi ovviamente li ha messi lo stato (solo il T.A.R.P. è costato più di 700 miliardi di dollari al tesoro americano).


Che molte banche sono state costrette ad accettare con un vincolo di due anni ed un tasso d'interesse del 5%? [SM=g2725401]



Di solito uno stato effettua spesa pubblica in deficit per rilanciare la domanda privata stagnante. Detto in modo frettoloso, all’eccesso di indebitamento al tempo t dovrebbe corrispondere una maggiore domanda, che a sua volta stimola il reddito, che a sua volta fa incrementare il gettito fiscale, che a sua volta ripaga nel periodo t+1 la spesa in deficit. Dal 2008 in poi, gli stati hanno incrementato il loro debito solo per rimpinguare il capitale delle banche, senza effetti positivi né di breve né di lungo periodo sul reddito.


Gli stati, quali? L'Irlanda, il Regno Unito, gli Stati Uniti? Ed in Italia, che banche sono state ricapitalizzate? Quelle della lega?
Le banche le ricapitalizzano gli azionisti, fondanzioni in primis, questo lo sai bene. Tu al massimo paghi una tassa ombra, l'inflazione, ma ti definisci keynesiano... deinde.




Neanche la difesa della Germania attecchisce.
Egregio Professore, condivido pienamente la sua critica ai diktat teutonici.
È vero che la Germania ha un’economia fortissima, fondata su un sistema industriale solido, efficiente e moderno. È vero anche che i politici tedeschi hanno persuaso i propri elettori sul passaggio alla moneta unica, promettendo che la rinuncia alla sovranità monetaria fosse data in cambio di un Euro altrettanto forte in modo da scongiurare derive inflazionistiche. La Germania non può pagare i conti delle cicale? Verissimo. C’è da dire, però, che non tutti i tessuti economici sono uguali. Moneta forte e rigore di bilancio andranno bene per una nazione come la Germania ma non è detto che la stessa ricetta sia universale e debba valere per tutti.
Ad oggi, il rigorismo tedesco ha mortificato ulteriormente le prospettive di crescita economica dell’eurozona. La moneta unica è troppo forte e non fa ripartire le esportazioni, il cieco rispetto dei vincoli di bilancio costringe gli stati ad aumentare la tassazione, che fa deprimere sempre di più l’economia. Proprio riguardo quest’ultimo aspetto, vorrei porre in evidenza quanto il profumo di frutti di mare ottenebri le menti dei nostri cari liberisti. Mentre da un lato si scagliano contro il leviatano fiscale, dall’altro lato magnificano il rigorismo tedesco, dimentichi che l’aumento delle imposte è finalizzato ad attuare quella follia chiamata pareggio di bilancio.


Quindi i Tedeschi sono cattivi, crescono, producono ricerca, esportano e noi, i cugini poveri che avendo contratto dei debiti si rifuggiano nella brillante soluzione di accendere un'ipoteca sulla casa, saremmo i virtuosi e calienti latini, il tuo e' un non sequitur, una mortificazione della logica aristotelica innalzata a fiera della stupidita' (ricorda, frutti di mare non ne abbiam mai mangiati x2), tutti stronzi in Europa, finanche Draghi, almeno Draghi Keynes lo avra' studiato, oppure no, tu che dici?



Alla lunga, siccome la Germania è un paese che vive prevalentemente di esportazioni, il perseguire ostinatamente politiche restrittive si rivelerà controproducente. Se le nazioni dell’eurozona – che fanno parte della fascia di paesi ricchi, e quindi sono i primi a dover importare le sue costosissime automobili – non crescono e si impoveriscono sempre di più, mi spiega la Merkel a chi le vende le sue merci?
Questo esempio facile per dire che una moneta eccessivamente forte, unita a grossi squilibri nella bilancia commerciale, può creare grossi problemi di crescita anche in una nazione con un tessuto produttivo sano e politiche economiche assennate.


Questo e' un esempio per sostenere come in una moneta forte ci debba pur sempre essere qualche freeloader, nemmeno nutri il dubbio che lo scompenso sia dovuto alle enormi differenze di produttivita' tra i vari paesi dell'Eurozona, no, tu (generico) rivendichi con veemenza il tuo ruolo free lunch.


Quando si parla della crescita economica statunitense si dimentica – o si finge di dimenticare – che finalmente la Cina ha ceduto alle pressioni di far rivalutare il renminbi, la cui posticcia svalutazione è costata quasi un punto percentuale di P.I.L. americano.


Ahem, ti smentisci da solo, il renminbi e' stato rivalutato in funzione di quanto operato da Bernanke attraverso i vari ZIRP e QE/QE2/QE2.5, gli USA hanno esportato inflazione al solo scopo di nullificare il vantaggio competitivo cinese (costo del lavoro). I Cinesi che hano ben altri grilli per la testa (ever heard of Bo Xilai?) sono stati costretti ad adeguarsi, parlando di greggio, la Cina inizia a negoziare le forniture in yuan, l'abbandono progressivo del cambio fisso era necessario.



Lo hanno capito non perché Obama è giovane, bello ed abbronzato ma perché, ripeto, uno squilibrio della bilancia commerciale a tuo vantaggio aggrava alla lunga la posizione dei tuoi importatori, che alla fine si vedranno costretti a comprare da te meno merci.
Faccio un ultimo intervento sull’inflazione, collegandomi a quanto affermato da Obbligazionenaturale sul famoso conto che si pagherebbe alla fine.


Vedi sopra.



So che il rischio di un quantitative easing è di gettare benzina sulla fiamma dell’inflazione ma, almeno nella fase attuale, non ritengo che essa sia un pericolo imminente. Innanzitutto v’è da definire di quale inflazione stiamo parlando. Quella attuale è dovuta principalmente al prezzo del greggio e, quindi, non ha legami con la base monetaria. L’inflazione soggiacente o sottostante, quella che dipende dall’aumento dell’offerta di moneta, è ben lontana dall’essere un pericolo.


Uh? Fammi capire, sei un keynesiano ma non hai mai sentito parlare di inverted backwardation, comunque il prezzo del greggio e' in caduta libera da 15 giorni, proprio in concomitanza all'annuncio della chiusura dell'LTRO. Ah, la correlazione statistica. [SM=g2725401]




Le teorie a cui si fa riferimento (Friedman, Lucas ecc.) postulano l’esistenza di un legame tra politiche espansive ed aumento dell’inflazione partendo dall’assunto che il reddito tenda naturalmente ad un equilibrio determinato dalla curva dell’output di lungo periodo, con una situazione del mercato del lavoro anch’esso in equilibrio e non modificabile.
Nella situazione attuale siamo ben lontani da una situazione di non-accelerating inflation rate of unemployment o di reddito di equilibrio di lungo periodo, per cui non vedo problemi, almeno nel breve periodo, relativi ad un aumento dell’inflazione.


Con me sfondi una porta aperta, non credo nella validita' della curva di Phillips.



La sintesi, egregio Professore, è che in taluni le convinzioni maturate su determinati libri di dottrina liberista non sono dissimili da certe “superstizioni” tanto criticate.


Quel libro avra' le incrostazioni. Rispondi alle domande di Gius e non offrirmi le vongole, non mi piacciono, si e' capito. [SM=x43799]

[Modificato da ObbligazioneNaturale 09/05/2012 15:08]
Email Scheda Utente
Post: 1.039
Post: 1.039
Utente Veteran
OFFLINE
09/05/2012 15:25
 
Quota

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ostellino è coerentemente liberale, io coerentemente socialista e generalmente non condivido praticamente mai quello che pensa e scrive. I talebani del liberismo che scrivono qui sono sicuramente tecnicamente bravi. A loro e al giornalista non oppongo nulla, visto che una fede non si discute: la si rispetta anche se non la si condivide e amen, così siamo contenti tutti.
Io però - senza avere la loro preparazione economica e non volendomi buttare in una discussione tecnica per la quale non ho strumenti, giacché non mi appassiona (voglio dire: se mi avesse appassionato, me li sarei col tempo procurati) - credo che sia stata elusa una mia domanda, alla quale i brillanti professorini che scrivono su questo forum vorrei che dessero invece una risposta (anche Trixam, se è possibile, visto che il diaogo era incominciato con lui). Si tratta di questo, premesso che - come avevo cercato di spiegare - avevo usato quella della "decrescita economica" non in senso latouchiano stretto, ma semplicemente come metafora. Quello che mi preoccupa è in realtà l'impersonalità dello sviluppo economico, che in versione macro e globalizzata non si cura delle persone e la sottovalutazione che i professorini di qui (ma anche i professoroni, vedi Monti) fanno delle conseguenze sociali delle politiche economiche. La gente reale tuttavia vota, o fa rivoluzioni, o si ammazza, o esporta capitali, ecc... e le reazioni psicologiche - individuali o collettive - non si spiegano coi teoremi di matematica. Giusperito, che non fa politica, o Monti, che è senatore a vita, se ne fregano, ma questo non vuol dire che - studiando il sottoscritto (anche) le condizioni di tenuta o di crisi delle democrazie - che non si possa giudicare questo atteggiamento mentale giusto, anziché miope. La domanda dunque è - posto che la democrazia si radica nel pluralismo - se non sia urgente una riorganizzazione delle pratiche economiche che privilegi la costruzione dal basso di pratiche sociali collettive attente al consumo intelligente (= non sprechi, né troppe griffes, ad esempio) e all'impiego cooperativo e virtuoso di risorse scarse (= acqua e fonti di energia tradizionale, ad esempio), nonché al risultato economico delle relazioni interpersonali. Rapporti dunque economici sì, ma preferibilmente personalizzati e "graduati" su variabili specifiiche, non freddamente astratti (avevo fatto l'esempio della mia attuale banca: "la mia banca è differente", come dice uno slogan fortunato). Non sono insomma un pauperista, né ho nostaglia di Medioevo, ma un socialista non giacobino e un consumatore senza fette di salame sugli occhi e non affetto da vis compulsiva all'acquisto sì
Email Scheda Utente
Post: 1.040
Post: 1.040
Utente Veteran
OFFLINE
09/05/2012 15:39
 
Quota

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

ops... "ciò non vuol dire che non si possa giudicare questo atteggiamento mentale ingiusto e miope". Insomma: per me lo è, ingiusto e miope. La Germania è sicuramente tanto brava e virtuosa, è normale che sia una formichina che non voglia accollarsi debiti, corruzione e passate sconsideratezze varie delle cicale, ma - detto che bisogna risanare, sia chiaro - se contribuisce in modo determinante a fare fallire Grecia, Italia, Portogallo, Irlanda, ecc..., potrà anche avere una ricerca di prim'ordine e produrre ottimi beni di consumo, ma poi a chi li vende? Mai sentito parlare di piano Marshall e di prestiti per sostenere lo sviluppo, cari professorini liberisti? Nessun sospetto che, per darsi un mercato, occorra chi produce e vende, ma anche che ci siano compratori non ridotti alla sussistenza? Prevengo un'obiezione: sprechi, corporativismi, eccesso di presenza pubblica nell'economia, troppo pubblico impiego dequalificato. Infatti, non penso affatto a troppo Stato, ma a quello che serve a riequilibrare le tendenze spontanee del mercato sì. E' questa, in sostanza, la mia differenza con quelli di voi che sono iper-liberisti
Email Scheda Utente
Post: 391
Post: 391
Utente Senior
OFFLINE
09/05/2012 15:42
 
Quota

Re:
(pollastro), 09/05/2012 15.25:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ostellino è coerentemente liberale, io coerentemente socialista e generalmente non condivido praticamente mai quello che pensa e scrive. I talebani del liberismo che scrivono qui sono sicuramente tecnicamente bravi. A loro e al giornalista non oppongo nulla, visto che una fede non si discute: la si rispetta anche se non la si condivide e amen, così siamo contenti tutti.
Io però - senza avere la loro preparazione economica e non volendomi buttare in una discussione tecnica per la quale non ho strumenti, giacché non mi appassiona (voglio dire: se mi avesse appassionato, me li sarei col tempo procurati) - credo che sia stata elusa una mia domanda, alla quale i brillanti professorini che scrivono su questo forum vorrei che dessero invece una risposta (anche Trixam, se è possibile, visto che il diaogo era incominciato con lui). Si tratta di questo, premesso che - come avevo cercato di spiegare - avevo usato quella della "decrescita economica" non in senso latouchiano stretto, ma semplicemente come metafora. Quello che mi preoccupa è in realtà l'impersonalità dello sviluppo economico, che in versione macro e globalizzata non si cura delle persone e la sottovalutazione che i professorini di qui (ma anche i professoroni, vedi Monti) fanno delle conseguenze sociali delle politiche economiche. La gente reale tuttavia vota, o fa rivoluzioni, o si ammazza, o esporta capitali, ecc... e le reazioni psicologiche - individuali o collettive - non si spiegano coi teoremi di matematica. Giusperito, che non fa politica, o Monti, che è senatore a vita, se ne fregano, ma questo non vuol dire che - studiando il sottoscritto (anche) le condizioni di tenuta o di crisi delle democrazie - che non si possa giudicare questo atteggiamento mentale giusto, anziché miope. La domanda dunque è - posto che la democrazia si radica nel pluralismo - se non sia urgente una riorganizzazione delle pratiche economiche che privilegi la costruzione dal basso di pratiche sociali collettive attente al consumo intelligente (= non sprechi, né troppe griffes, ad esempio) e all'impiego cooperativo e virtuoso di risorse scarse (= acqua e fonti di energia tradizionale, ad esempio), nonché al risultato economico delle relazioni interpersonali. Rapporti dunque economici sì, ma preferibilmente personalizzati e "graduati" su variabili specifiiche, non freddamente astratti (avevo fatto l'esempio della mia attuale banca: "la mia banca è differente", come dice uno slogan fortunato). Non sono insomma un pauperista, né ho nostaglia di Medioevo, ma un socialista non giacobino e un consumatore senza fette di salame sugli occhi e non affetto da vis compulsiva all'acquisto sì


Si', e' necessario, ed e' quello che io definisco progresso scientifico, 15 anni fa nemmeno esistevano pannelli solari e tra un paio d'anni ci saranno cellulari fotovoltaici sul mercato.
D'altra parte mi auspico che questo suo "ritorno ad una dimensione piu' umana ed eco-compatibile del consumo" non venga interpretato da alcuni (i nostri politici ad esempio) come semplice imposizione gravante sui poveri. I ricchi il grattino per la ZTL e l'iva maggiorata sul bene voluttuario possono permetterseli.

Detto tra noi, il suo condivisibile approccio sara' duro da implementare, un'auto elettrica di buona fattura costa ben piu' di una Panda a benzina. [SM=g2725401]

Professore, io continuo a non capire quale sia la vexata quaestio. In Italia ci sono troppe tasse e troppi sprechi? Si', allora tagliamoli.
[Modificato da ObbligazioneNaturale 09/05/2012 15:53]
Email Scheda Utente
Post: 1.041
Post: 1.041
Utente Veteran
OFFLINE
09/05/2012 18:48
 
Quota

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

______________

Detto tra noi, il suo condivisibile approccio sara' duro da implementare, un'auto elettrica di buona fattura costa ben piu' di una Panda a benzina

______________

Grazie dell'apprezzamento della posizione, se non è dettata solo (come sospetto) da cortesia: ci leggo un po' di ironia. Io ho un'utilitaria a benzina (un litro quasi due Euro): che cosa faccio? Il pieno e poi dico al distributore che passa Ostellino o qualcuno dei miei amici liberisti del forum a pagare? Ah, sto sentendo il GR3 e il ministro Fornero dichiara che "forse" il governo non ha tenuto sufficientemente conto delle conseguenze umane della crisi... Ma no?!
Email Scheda Utente
Post: 392
Post: 392
Utente Senior
OFFLINE
09/05/2012 19:52
 
Quota

Professore non si preoccupi, non ero ironico. Noi paghiamo due euro ( mi ascolti e si faccia un impianto a GPL, poi mi ringraziera') perche' viviamo in un paese che non diversifica e che mantiene una pressione fiscale pari al 59% del prezzo complessivo di ogni litro di carburante.
Tutti d'accordo sul fatto che la Fornero sia insensibile (per non dire peggio), il suo interlocutore ha fatto l'operaio per giunta.
Email Scheda Utente
Post: 906
Post: 903
Utente Senior
OFFLINE
09/05/2012 23:01
 
Quota

@ObbligazioneNaturale:

L’epitteto di “liberista alle vongole” – che detto per inciso ha molto di ironico e poco d’offensivo – non era rivolto a te, bensì a Trixam, la cui unica forma di coerenza è quella di essere incoerente pur d’apparire controcorrente.
In ogni caso, prendo atto che:
(i) le mie argomentazioni sulle crisi debitorie degli stati sono cazzate (sic!);
(ii) è doloroso leggere il mio riferimento alla close-out netting (n.d.r., con la predetta clausola ci lavoro quotidianamente);
(iii) rappresento, altresì, la mortificazione della logica aristotelica innalzata a fiera della stupidità.

Il mio unico fine su questo forum era quello di passare un po' di tempo, certo non farmi insultare da te oppure far giudicare il mio tenore di vita da Giusperito.
Sinceramente mi avete proprio stancato.




Email Scheda Utente
Post: 1.831
Post: 1.831
Utente Veteran
OFFLINE
09/05/2012 23:23
 
Quota

Re: Re: Re:
giusperito, 09/05/2012 10.21:





p.s. tornando ad una vecchia questione (quella dove facevi il lattaio), la manifestazione delle vedove bianche all'agenzia delle entrate e il connesso tasso di suicidi ti ha fatto pensare (non dico dubitare, perché gli illuminati non dubitano) che forse le tasse le pagano solo quelli che possono permetterselo (tolti ovviamente i furbi di professioni e di piacere)? Gli altri si suicidano. Ah giusto i suicidi sono COMUNQUE evasori fiscali.




Scusatemi se m'inserisco con un intervento davvero terra terra....
[SM=g2725316] [SM=g2725316] [SM=g2725316] [SM=g2725316] [SM=g2725316] [SM=g2725316] [SM=g2725316] [SM=g2725316] .....
Quindi giusperito sei convinto che il grosso dell'evasione riguardi i poveri?! Ma poi: poveri che non possono arrivare alla fine del mese, poveri che non possono comprarsi il motorino, andare dal parrucchiere, andare in vacanza?!
Perchè ho tanto l'impressione che in Italia non sia assolutamente vero quello che dici( cioè che si evada per sopravvivere...) e che ormai si evada per vivere al di sopra delle proprie possibilità e capacità sulle spalle degli altri.

Vabbè ma a me non piace proprio l'idea di chi si fa "giustizia" da sè, sapendo di danneggiare gli altri lavoratori.
Lavoratori che lavorano tutta la giornata per stipendi da fame, che vanno avanti a sacrifici......però, beati loro che si possono permettere di pagare le tasse [SM=g2725302] .....
[Modificato da nekonika 09/05/2012 23:46]
Email Scheda Utente
Post: 5.385
Post: 5.374
Utente Master
Moderatore
OFFLINE
10/05/2012 00:18
 
Quota

Premetto che non intendo fare da professorino a nessuno, in primis perché non ne ho le competenze e poi non riesco a capire perché non si possa parlare semplicemente di idee.
In ogni caso non credo che il neoliberismo di alcuni di noi sia una fede. Può darsi che sia anche l'idea più sbagliata in circolazione, ma non vedo perché debba essere considerata una fede. E' un'idea che vale come le altre, soggetta a critiche e a valutazioni. Praticamente è come se dicessimo che il giudice o il giurista di fronte alle norme compiono atti di fede.

A me sembra comunque che si parta da un assunto indimostrato e da un'etichetta affibbiata e non guadagnata, cioè che il neoliberismo pensa solo a lasciare morti e feriti sul campo immolati all'altare della ricchezza. Il neoliberismo è una teoria economica che NON postula di arricchire alcuni a danno dei più. NON usa l'espressione di darwinismo economico. Semplicemente nega che le politiche della cd. giustizia sociale siano realmente utili a migliorare le condizioni di vita delle persone. Hayek lo dice espressamente e mai mi sembra dica: lasciamo i poveri a morir di fame. Il discorso è semplicemente concentrato sull'idea che il benessere nasce da altre dinamiche che non sono quelle assistenziali e che spesso coincidono con l'interesse individuale. NON si dice mai che quell'interesse individuale debba violare le regole, perché un altro mito da sfatare è che il neoliberismo sia assenza di regole. La differenza metaforicamente è tra un semaforo ed una rotonda. Chi mai direbbe che una rotonda non è una regola? L'economia è una scienza triste perché gli uomini nel loro quotidiano sono guidati dall'interesse privato, ma mica significa essere cattivi. Quando sceglie una polizza assicurativa, un abbonamento telefonico, un caffè lo fa chiedendosi se sta facendo del bene o valutando la sua convenienza? Si domanda se l'assicuratore sta fallendo o valuta il prezzo ed altri vantaggi collaterali come vicinanza, rapporto pluriennale, etc...? Insomma sarebbe anche impossibile spendere il denaro in base alla necessità di solidarietà.
L'esempio della banche è sbagliato. Forse ha rapporti cordiali con il direttore perché è in attivo. La mia esperienza di vita mi ha insegnato che il personale delle banche (perfino la cd. banca etica, che coraggio a chiamarsi così!) vive una sorta di immedesimazione organica tra interessi dell'istituto e la loro persona.

Rispondo alla sua domanda con le parole di Sturzo:

Difendere la libertà economica come si difende la libertà politica, perché l'una non può esistere senza l'altra; fare per la libertà economica anche il sacrificio dei propri privilegi; riconquistare la libertà economica nello spirito del vantaggio comune di tutte le categorie produttive; non avere paura della libertà, se questa comporta rischi ed obbliga ad assumere responsabilità; sono questi i doveri dell'ora


Inoltre le domando:
chi (nomi e cognomi alla mano) oggi potrebbe garantire l'intervento equilibratore che lei auspica? Dopo decenni di politica italiana non le viene il dubbio che a furia di interventi regolatori, equilibratori e portatori di giustizia sociale qualcosa non sia andata come doveva? Non può essere che il metodo sia un po' sbagliato? Secondo me rischiamo di fare un po' come i moderni comunisti che per difendere il comunismo dicono che una volta è colpa di stalin, un'altra di mao, un'altra ancora di Breznev e così via... Insomma è sempre colpa degli uomini, ma l'idea è sempre e comunque giusta.

@Juan: strana sensibilità la tua.. comunque se ti senti offeso per così poco, puoi sempre rivolgerti all'amministratore del forum. Non mi sembra che prima di te qualcuno di noi si fosse lanciato in etichette, appellativi o giudizi umani. In ogni caso dispiace che il dissenso ti annoi o di offenda.

@neko: ho scritto fiumi di post. Puoi non condividere le mie parole, ma le vedove bianche sono andate a manifestare sotto l'agenzia delle entrate (come mai?) Parla con loro e racconta questa storia degli imprenditori evasori sapranno cosa risponderti. Mi raccomando raccontagli anche di quanto ti piace Equitalia.
Solitamente quelli che non arrivano a fine mese le tasse non le riescono a pagare e, ripeto, se le pagano e non arrivano a fine mese e non riescono a far mangiare i loro figli sono VERI CRIMINALI.
[Modificato da giusperito 10/05/2012 00:22]
Email Scheda Utente
Post: 393
Post: 393
Utente Senior
OFFLINE
10/05/2012 01:22
 
Quota

Re:
JuanManuelFangio, 09/05/2012 23.01:

@ObbligazioneNaturale:

L’epitteto di “liberista alle vongole” – che detto per inciso ha molto di ironico e poco d’offensivo – non era rivolto a te, bensì a Trixam, la cui unica forma di coerenza è quella di essere incoerente pur d’apparire controcorrente.
In ogni caso, prendo atto che:
(i) le mie argomentazioni sulle crisi debitorie degli stati sono cazzate (sic!);
(ii) è doloroso leggere il mio riferimento alla close-out netting (n.d.r., con la predetta clausola ci lavoro quotidianamente);
(iii) rappresento, altresì, la mortificazione della logica aristotelica innalzata a fiera della stupidità.

Il mio unico fine su questo forum era quello di passare un po' di tempo, certo non farmi insultare da te oppure far giudicare il mio tenore di vita da Giusperito.
Sinceramente mi avete proprio stancato.



Ho capito, che Trixam fosse un rugbysta lo sapevo, devo dichiarare un certo stupore, non credevo fosse una personalita' tale da meritare il plurale maiestatis.
Scripta manent.

non sono un liberista – né puro né alle vongole, come alcuni su questo forum




I nostri cari liberisti alle vongole dimenticano




quanto il profumo di frutti di mare ottenebri le menti dei nostri cari liberisti.



Professor Prisco a parte, prima del tuo intervento in questo thread avevano postato 3 persone, Trixam, il sottoscritto e Gius, nessun epiteto o etichetta era stata affibbiata, ma se vogliamo nascondere il salame nel corridoio, accomodati.



(i) le mie argomentazioni sulle crisi debitorie degli stati sono cazzate (sic!);


Si', le tue tesi non sono corroborate dai dati. Juan, lo sai benissimo che sono pignolo, bastava che tu verificassi i fatti senza entrare a gamba tesa dando velatamente del "coglione" ad ogni singolo interlocutore di opinione contraria.


(ii) è doloroso leggere il mio riferimento alla close-out netting (n.d.r., con la predetta clausola ci lavoro quotidianamente)


Talmente perito dal non esserti buttato giu' il master agreement dell'ISDA. Juan, che tu sostenga A, non implica automaticamente che la tua visione delle cose sia la piu' veritiera tra tutte.


(iii) rappresento, altresì, la mortificazione della logica aristotelica innalzata a fiera della stupidità.


Le parole mi pare di averle usate correttamente, io ho attaccato una tesi tacciandola di stupidita', ti devo forse riquotare il pezzo?
Tu nel frattempo hai attaccato le persone, la cogli la differenza?
Per me Juan e' una persona che ha detto una stupidaggine, per te: Trixam, Gius e Obb sono dei pescivendoli. Francamente non credo ci sia bisogno di precisazione alcuna.




Il mio unico fine su questo forum era quello di passare un po' di tempo, certo non farmi insultare da te oppure far giudicare il mio tenore di vita da Giusperito.
Sinceramente mi avete proprio stancato.


Nessuno ti ha insultato, si confrontano le opinioni visto che e' un forum e non un blog, mi spiace solo che tu sia entrato nella discussione con il piede sbagliato e te la sia presa, e' il mio piu' sentito rammarico. Comunque reporta e magna tranquillo, tanto, a giudicare anche dal tenore di certe risposte provenienti dal professor Prisco (abbia pazienza professore, ma ho come la sensazione di essere trattato con sufficienza) non credo la discussione avra' ancora vita lunga.



[Modificato da ObbligazioneNaturale 10/05/2012 01:33]
Email Scheda Utente
Post: 32.799
Post: 23.469
Utente Gold
Amministratore
OFFLINE
10/05/2012 04:24
 
Quota

Credo che il problema di fondo, di questa cartella in generale, sia la difficoltà "mentale" proprio di confrontarsi su una idea senza cedere alla tentazione di colpire in qualche modo l'interlocutore.

E' chiaro che definire una cazzata una idea o un pensiero, o dire che è stupido, non equivale in sé a dire che il suo autore è uno stupido o un "coglione" etc etc...resta cmq che è molto discutibile l'approccio di chi - anziché concentrarsi solo sulle proprie argomentazioni - si preoccupa prima di tutto di "catalogare" quelle altrui, piazzandole nel novero delle "cazzate", idiozie, e puttanate che dir si voglia.

Non saranno offese dirette, lo saranno indirette...ma sono soprattutto un modo poco cortese e in definitiva scioccamente presuntuoso di affrontare un dibattito qualunque. Forse che non si abbia fortemente fiducia nelle proprie, di argomentazioni, da dover ogni volta spostare il confronto su un campo più genericamente denigratorio che non di rispettoso confronto (che è una cosa che ti espone sempre di più...ovviamente). Quando si ha meno da dire, o quando si teme la debolezza di una propria argomentazione, nulla di meglio che alzare un po' i toni della contesa.
Questa è proprio l'abc della dialettica...se non puoi vincere, allucca & sbraita.

E' talmente difficile dire la propria e soffermarsi sulle proprie argomentazioni, o sulle fallacie delle argomentazioni altrui, senza cedere alla tentazione di insultarle/catalogarle?

Questo non vuole essere nello specifico un richiamo a un utente in particolare, mi limito ad osservare dinamiche che si ripetono spesso nella cartella e dirvi la mia, molto sinteticamente: "che palle". [SM=x43827]
Email Scheda Utente
Post: 1.042
Post: 1.042
Utente Veteran
OFFLINE
10/05/2012 11:33
 
Quota

Email Scheda Utente
Post: 1.043
Post: 1.043
Utente Veteran
OFFLINE
10/05/2012 11:55
 
Quota

Dal professore Prisco, che mi prega di postare
______________
Il neoliberismo è una teoria economica che NON postula di arricchire alcuni a danno dei più. NON usa l'espressione di darwinismo economico. Semplicemente nega che le politiche della cd. giustizia sociale siano realmente utili a migliorare le condizioni di vita delle persone. Hayek lo dice espressamente
_______________
Quoto Giusperito, perché usa espressioni - tra l'altro quelle in grassetto - chiare. E infatti non condivido le tesi di Hayek, che aveva di fronte e contestava - giustamente - il formarsi del "socialismo reale". Ricordo solo che per fortuna di può essere socialisti in modo e con convinzioni assai diverse, culturalmente temporaneamente non iperliberisti, keynesiani e non monestaristi, pensare infine che l'economia (come il diritto) non siano puri modelli, ma scienze sociali, sicché osservarne e valutarne gli impatti applicativi non sia esterno, bensì interno e professionalmente costituitivo, rispetto all'ottica e al metodo di chi pratica tali discipline. E poi trovo che abbia ragione Paperino : non c'è mai alcun bisogno (anzi è sbagliato) di polemizzare e confrontarsi mettendola sul personale, offendendo, offendendosi. E' segno di povertà di vocabolario e di impazienza (giovanile, che invidia!) dire a chi non è d'accordo con noi "tu sei uno stronzo", oppure "dici cazzate". Basta semplicemente rendere esplicito il motivo per cui un'idea altrui non viene da noi condivisa, indicando quelle che ci sembrano le argomentazioni deboli dell'interlocutore e quelli che riteniamo invece i punti di forza delle nostre. Direi che un po' di ironia bonaria è ammessa, mancanze di rispetto formali sono da cartellino giallo, insulti alla persona o alle idee che esprime da cartellino rosso.
Il mio motto preferito, da quando avevo sedici anni, è la frase di Voltaire: "Non condivido quello che dici, ma darei la vita perché tu potessi esprimerlo"
Email Scheda Utente
Post: 1.044
Post: 1.044
Utente Veteran
OFFLINE
10/05/2012 11:57
 
Quota

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ops... contemporaneamente, non temporaneamemte. Sorry
Email Scheda Utente
Post: 1.045
Post: 1.045
Utente Veteran
OFFLINE
10/05/2012 12:06
 
Quota

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Devo un chiarimento ad ObbligazionNaturale, di cui prima non avevo letto una specifica osservazione. Ha un'impressione sbagliata: non tratto con sufficienza nessuno mai (e quindi nemmeno qui), salvo forse gli studenti ignorantissimi che non vogliono ammetterlo. La qualità della nostra discussione e con gli altri interlocutori qui è invece elevatissima e lei mi è simpatico )mi piacerebbe rileggere anche Trixam, na avrà da fare). Certi insulti ai quali non partecipo sono del resto intemperanze giovanili, alle quali (per età e ruolo) non partecipo, ma sono forse comprensibili: siete giovani e avete ancora bisogno di fare a gara a chi ce l'ha più lungo (intendo l'acume intellettuale, ma voi usate metafore che alludono ad altre parti del corpo e a differenti efficienze...)
10/05/2012 12:23
 
Quota

pressione fiscale elevatissima, burocratizzazione eccessiva, corruzione, illegalita', sono o possono essere alla base di questi imprenditori che si tolgono la vita,ma non e' detto.Inoltre non sappiamo cosa abbiamo "combinato" nello specifico, per arrivare a togliersi la vita, non e' detto che sia colpa dello Stato "cattivo". Bisognerebbe capire, come abbiano gestito la propria azienda,facendo i conti senza l' oste o meno, e, se la crisi si sia tradotta di conseguenza, solo in una via di fuga, verso un atto di vigliaccheria.Molte possono essere le ipotesi.L' assistenzialismo patologico non va bene, ma l'individualismo da solo nemmeno porta alla massimizzazione del benessere proprio,dal momento che la dimensione "sociale" dell' uomo e' un dato ineliminabile.La crisi distrugge il tessuto sociale, i suicidi sono proprio lo specchio di una societa' dove la fiducia tra gli uomini si e' compromessa.Si puo' facilmente registrare la ciclica fase di "assenza" di speranza.Ormai siamo formiche e cicale al tempo stesso, in entrambi i casi schizzati, impauriti,senza prospettive,venduti,infelici,disperati,privi di vitalita', ma ricchi di un' ingorda, disorientata bramosia.
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:25. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com