Il finto stupro di Torino, La Stampa e il facile mea culpa sui rom (il giorno dopo)
Ciro Pellegrino - 11 dicembre 2011
Sono da tempo un accanito lettore napoletano de La Stampa. Da quando lo zio emigrato, tuta blu a Mirafiori, portava il giornale piemontese la mattina a casa, a Napoli, quando era qui per le vacanze. Voglio specificarlo perché quello che scriverò ora sul giornale di Torino non è affatto gradevole.
La vicenda dell'aggressione e dello stupro di una adolescente da parte di due rom, poi rivelatasi completamente priva di fondamento, ha lasciato sul campo solo fuoco e rabbia: una manifestazione contro «gli zingari» sfociata nel rogo di un accampamento. E amen.
Non è la prima volta: qualche anno fa accadde a Napoli, periferia Orientale: lì la causa scatenante fu il finto rapimento di un bambino da parte di una giovane rom. I media campani e non cavalcarono, indignati. Non era vero niente. Risultato: due campi nomadi bruciati, chi ci viveva deportato altrove tra lacrime e impotenza.
Meditate che tutto questo è stato.
Sabato sul giornale torinese in cronaca di torino (pagina 77) questa apertura: «Mette in fuga i due rom che violentano la sorella». Nessun dubbio - nel pezzo però si usa il condizionale - e si annuncia la manifestazione dell'indomani. La "fiaccolata". Le fiaccole poi son state usate, ma per appiccare il rogo ai campi rom.
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